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La Cassazione si pronuncia: il TFR non può essere erogato mensilmente!

  • Immagine del redattore: Admin
    Admin
  • 13 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13525/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di Trattamento di Fine Rapporto (TFR): l'anticipazione mensile del TFR tramite accredito continuativo in busta paga non è legittima. Questa pronuncia chiarisce i limiti dell'autonomia negoziale delle parti in relazione all'articolo 2120 del Codice Civile.



Il Contesto della Sentenza


Il caso in esame ha riguardato una società che, in base a un accordo contrattuale, erogava ai propri dipendenti un'anticipazione mensile del TFR. L'INPS ha contestato questa prassi, ritenendo che tali anticipazioni dovessero essere riqualificate come somme retributive e, di conseguenza, soggette a obbligazione contributiva. La Corte d'Appello di Bologna aveva inizialmente respinto la richiesta dell'INPS, richiamando una precedente sentenza della Suprema Corte (la n. 4133/2007) e sostenendo la possibilità di pattuire un regime di anticipazione del TFR più favorevole rispetto a quello legale.



La Decisione della Cassazione


La Cassazione, accogliendo il ricorso dell'INPS, ha ribaltato la decisione della Corte d'Appello. Secondo i giudici di legittimità, le "condizioni di maggior favore" previste dall'articolo 2120 del Codice Civile non possono tradursi in un'erogazione mensile del TFR non supportata da una specifica causale.

La Corte ha precisato che le deroghe consentite dall'articolo 2120 c.c. sono finalizzate ad ampliare i limiti previsti per le anticipazioni del TFR. Questi limiti includono:

  • La necessità di causali tipiche.

  • La regola dell'"una tantum", ovvero la possibilità di un'unica anticipazione.

  • Un importo massimo anticipabile pari al 70% del TFR accantonato.

  • Un'anzianità lavorativa minima di otto anni di servizio.

  • Un tetto massimo di richieste che il datore di lavoro può accordare (10% degli aventi diritto ogni anno e 4% del totale dei dipendenti).

Pertanto, un patto individuale può prevedere importi di anticipazione superiori al 70% o causali aggiuntive rispetto a quelle tipizzate dal legislatore.



Perché l'Anticipazione Mensile non è Legittima


La Cassazione ha sottolineato che l'anticipazione continuativa e senza causale del TFR, tramite accredito mensile in busta paga, snatura la funzione stessa dell'anticipazione. Quest'ultima è concepita come una deroga eccezionale, da soddisfare "una tantum", alla regola generale dell'accantonamento mensile del TFR. L'erogazione mensile, al contrario, si configurerebbe come un sistema pattizio in grado di vanificare il meccanismo legale di funzionamento del TFR.


Inoltre, la Corte ha specificato che la precedente sentenza n. 4133/2007, richiamata dalla Corte d'Appello, si limitava a considerare legittima l'anticipazione del TFR per ragioni diverse da quelle indicate dall'articolo 2120 c.c., ma non abilitava un'erogazione mensile.



Implicazioni della Sentenza


Questa pronuncia, che si allinea con la recente nota 616/2025 dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha importanti ripercussioni per datori di lavoro e lavoratori. L'anticipazione mensile del TFR non è più considerata una "condizione di miglior favore" valida ai sensi dell'articolo 2120 c.c.


È fondamentale che le aziende rivedano le proprie politiche di erogazione del TFR per assicurare la conformità con quanto stabilito dalla Suprema Corte, evitando contestazioni dall'INPS e potenziali riqualificazioni delle somme erogate a titolo retributivo.



Per maggiori informazioni e per una consulenza approfondita su queste importanti novità, le aziende interessate possono contattare lo Studio Celli di Avellino.

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