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Tirocini Formativi: Avellino fa meglio di tutte le altre provincie della Campania


Il tirocinio negli ultimi anni è stato spesso criticato perché, a detta di qualcuno, rappresenterebbe un modo per sfruttare forza lavoro a basso costo, senza offrire una reale opportunità di inserimento.

I dati emersi dal rapporto dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro presentato in occasione dell’ottava edizione del Festival del Lavoro di Torino, hanno però dimostrato che il tirocinio, costituisce nei fatti un’importante occasione di conoscenza diretta del mondo del lavoro, oltre che di acquisizione di una specifica professionalità.

“Lo stage”, infatti, permette ai giovani di entrare nel mondo aziendale e di acquisire conoscenze ed esperienze professionali che le scuole e le università difficilmente forniscono. Il tirocinio, inoltre, si è dimostrato efficace anche quale strumento di reinserimento lavorativo per quei soggetti con esperienza che avevano perso il lavoro.

La dinamica della domanda di lavoro, molto differenziata fra Nord e Sud del Paese, determina tassi di inserimenti molto diversificati. Infatti nelle regioni del mezzogiorno i tassi di inserimento occupazionale post tirocinio sono molto inferiori alla media nazionale. Nonostante ciò i tassi di inserimento registrati dai tirocini di Fondazione Lavoro sono comunque incoraggianti.

La Campania con il 43,4% fa registrare un tasso di inserimento inferiore di oltre 5 punti percentuali rispetto alla media nazionale (48,8%) e di 12 punti percentuali rispetto alla regione più virtuosa (Veneto con il 55,3%).

La Provincia di Avellino fa molto meglio di tutte le altre provincie della Campania con un tasso di inserimento che va dal 48 al 58 per cento.

Il settore in cui si svolge il tirocinio, incide sulle successive opportunità occupazionali. In particolare hanno maggior successo di occupazione i tirocini realizzati nell'industria (54,6%) e nelle aziende di servizi alle imprese (52,2%), mentre i tirocini nel turismo (41,5%) e nei servizi sociali e personali (43,2%) hanno livelli di inserimento occupazionale più bassi rispetto alla media di oltre 5 punti percentuali.

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