Con gli ultimi provvedimenti emergenziali adottati è stato prolungato il divieto di licenziamento fino al 31 gennaio 2021, restringendo l’iniziativa economica garantita costituzionalmente dall’articolo 41. Perciò vi è la possibilità di compensare il divieto con l’accesso ai trattamenti d’integrazione salariale emergenziale, che in apparenza non avrebbero costi per le aziende. Tuttavia, anche in caso di totale sospensione dell’attività lavorativa, l’accesso agli ammortizzatori sociali Covid-19 non è mai gratuito. Nonostante venga azzerato il contributo richiesto per i periodi di cassa integrazione sfruttati dall’azienda, rimangono alcuni oneri a carico dei datori di lavoro. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha evidenziato ciò nell’approfondimento del 07/11/2020, elaborando un elenco dei costi per la cassa integrazione a carico di 4 aziende appartenenti a settori diversi (metalmeccanica industria, commercio, alberghiero, ristorazione), ripartiti per diversi periodi di ricezione degli ammortizzatori, categorie di lavoratori e mansioni.
GLI ONERI A CARICO DEI DATORI DI LAVORO
In primo luogo, tra le voci di spesa troviamo il trattamento di fine rapporto, che per tutta la durata della sospensione continua a maturare sulla retribuzione che il dipendente avrebbe percepito se avesse svolto la propria prestazione lavorativa.
Inoltre, le disposizioni di cui all’art. 2, commi da 31 a 35, della legge 92/2012, hanno disciplinato il c.d. ticket di licenziamento, stabilendo che nei casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le causali che darebbero diritto alla NASpI, è dovuta, a carico del datore di lavoro, una somma pari al 41% del massimale mensile di NASpI per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.
Un altro elemento da prendere in considerazione è il fatto che, nel periodo di trattamento integrativo, l’anzianità di servizio non è sospesa, quindi tutti gli istituti collegati ad essa e previsti dai diversi contratti collettivi, continuano a produrre i loro effetti. Inoltre, i principali CCNL disciplinano altri istituti che vanno ad ingrandire ulteriormente il carico di oneri per le aziende in questo periodo: ad esempio, i contributi ai fondi sanitari o agli enti bilaterali.
I COSTI PER LE AZIENDE: 4 ESEMPI PRATICI
Di seguito, riportiamo le tabelle stilate dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro per avere esempi concreti rispetto a quanto approfondito finora: in esse sono stati ipotizzati i casi di 4 aziende appartenenti a settori diversi, con una diversa composizione media dell’organico in forza e con differenti periodi di fruizione degli ammortizzatori sociali emergenziali (3 mesi per il settore industria metalmeccanica e commercio; 6 mesi per il settore alberghiero e di ristorazione).
CASO 1
CASO 2
CASO 3
CASO 4
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